Passo del Demignone (2485 m) - Passo del Venerocolo (2314 m)

Da Ponte Frera (1373 m) si prosegue lungo la sterrata a tornanti che vince il dislivello della diga fino a portarsi all'altezza dell'invaso artificiale. Oltrepassata la casa dei guardiani si costeggia il grande bacino, il maggiore di tutte le Orobie, godendo di splendidi scorci sul lago e sui boschi che lo circondano. Dopo aver superato di alcune decine di metri una bellissima cascata spumeggiante, si imbocca sulla sinistra una carrareccia in parte bitumata, seguendo le indicazioni per il Passo Demignone. Con alcuni tornanti si raggiunge un breve tratto pianeggiante al termine del quale, presso un nuovo incrocio, si devia a destra. La ripida stradina (segnavia n. 311) guadagna rapidamente quota nel bosco di conifere per sbucare nella conca solare della Malga Demignone (1904 m). Seguendo le indicazioni escursionistiche per il Passo Demignone si imbocca il ''sentiero dei camosci'' (segnavia bianco-rosso della G.V.O.), che nel nome anticipa il probabilissimo incontro con questi ungulati, che nella zona si muovono in grandi branchi. Infatti le Valli Belviso, Caronnella, Bondone e Malgina, unitamente all'area del Lago del Barbellino, sono comprese in un'azienda faunistica privata dove sono presenti tutti i tipici esemplari della fauna alpina e non solo: dal 1971 vi sono stati introdotti anche i mufloni, divenuti stanziali prevalentemente in Val Belviso. Dalle baite la traccia guadagna quota per pascoli sul fianco sinistro della valle, attraversa una macchia di rododendri e prosegue verso la conca adagiata ai piedi della testata della valle. Con numerosi tornanti tra gli sfasciumi (e faticosamente lungo gli ultimi metri di terreno instabile) si guadagna la forcella del Passo Demignone orientale (m 2485), raggiunta anche da un tracciato militare pianeggiante proveniente dal Rifugio Tagliaferri. Ottima la vista sui sottostanti Laghetti del Venerocolo, di chiara origine glaciale, e sulle vette calcaree del Cimon della Bagozza che fanno da sfondo. Il tracciato, che ci guidera' proprio in direzione dei laghi, compie un lungo traverso verso est per andare a superare una valletta rocciosa dove il transito e' agevolato da una catena e da alcuni predellini. Poi scende con ripidi tornanti verso il lago piu' grande, detto anche Lago Bianco, in prossimita' del quale il percorso e' stato scavato direttamente nella roccia (alcune catene corrimano). La zona e' suggestiva davvero, con questi laghi scuri e profondi, le rocce arrotondate che li circondano e una mulattiera pianeggiante e perfetta che vi serpeggia, proveniente dal fondo della Valle di Scalve. Tutte le mulattiere della zona Valle di Scalve-Val Belviso furono costruite durante la Prima Guerra Mondiale quale seconda linea difensiva nel caso gli austriaci fossero riusciti a ''sfondare'' sui fronti dell'Ortles o dell'Adamello dilagando in Valtellina o in Valcamonica. Bisogna comunque ipotizzare la presenza di una buona mulattiera anche in periodi antecedenti, utilizzata dai pastori bergamaschi nelle loro migrazioni stagionali con le greggi da e per la Svizzera, nonche' da cacciatori, contrabbandieri e commercianti. Dal lago, in poche decine di metri si raggiunge il Passo del Venerocolo (2314 m). Affacciatisi sul versante settentrionale, dal quale si origina la Valle di Campo, si lascia a destra la mulattiera per la Malga Magnolta e per l'Aprica, imboccando il sentiero (segnavia n. 332) che si abbassa direttamente verso il fondovalle. Con un modesto aggiramento a sinistra si evita una fascia rocciosa e, oltre un boschetto di ontani, si accede ai pascoli. Superato un dosso arrotondato si incontrano i primi larici, che si alternano a zone acquitrinose lungo le quali ci si porta al margine dell'ampia Malga di Campo (1822 m). Resta pero' da attraversare il torrente, ostacolo a volte di non semplice superamento. Finalmente possiamo percorrere la traccia nei prati che raggiunge le baite dell'alpeggio. Una carrareccia di recente costruzione lascia la malga e, verso nord-ovest, si tuffa ripida nel bosco. Dopo numerosi tornanti a ridosso del fianco roccioso della montagna si oltrepassa la partenza di una teleferica raggiungendo alcune baite (1602 m). Da qui si puo' continuare lungo la carrareccia, attraversando il torrente per riunirsi con l'itinerario di salita, oppure proseguire alla destra del torrente stesso, per sentiero, scendendo un po' piu' velocemente al Lago Belviso.

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