Dalla piazza della Chiesa di Cristo Re, ci si incammina sulla via a salire in direzione del campetto di Ravoledo e del Cimitero, affrontando subito una ripida ma breve salita. Al termine, proseguiamo per un centianio di metri sulla carrozzbile per prendere il sentiero N254 alla nostra sinistra. Arrivati al bivio lungo la carrozzabile (900 m circa) si imbocca la ripida carrareccia che in breve conduce al dosso panoramico di Grom (938 m). Si prosegue con quattro tornanti, frutto dell'ampliamento della preesistente mulattiera, che risalgono una delle purtroppo numerose aree incendiate di questo versante. L'antico, piu' stretto tracciato militare si sostituisce alla sterrata e, verso destra, taglia il pendio scosceso, suggestivo nonostante i segni lasciati dal fuoco, fino a un bivio evidente. Si prosegue a sinistra, dove la mulattiera si restringe ulteriormente e, talvolta ingombra di detriti, sale a strette svolte il ripido versante tra pini silvestri e abeti. Di fronte ad una vecchia frana, che la mulattiera risaliva con altri tornanti, si e' costretti a proseguire verso destra, attraversandola, percorrendo una traccia che, sfilata ai piedi di una roccia biancastra, giunge sull'orlo di un profondo vallone. Restando sul ciglio dell'impluvio si raggiunge dopo poco un'amena baita isolata (1338 m), sovrastata da fitti boschi tra i quali emergono grandi scudi rocciosi. Ora bisogna prestare la massima attenzione: dalla baita, in piano verso sinistra, si imbocca un sentierino nel bosco (poco monte si nota una tinozza per la raccolta dell'acqua) che con alcuni lievi saliscendi si riporta alla frana in un punto in cui si individua un muro di sostegno. La mulattiera, ora riconoscibile, obliqua verso sinistra tutto il corpo della frana e, oltre un larice abbattuto, torna a essere comoda ed evidente. L'incredibile tracciato attraversa ora pressoche' in piano le pareti rocciose, talvolta intagliato nel duro gneiss, talvolta sorretto da ciclopici muraglioni a secco. Parecchi tronchi carbonizzati dal recente incendio sbarrano il passo ma, prima che possiate spazientirvi, con alcuni tornanti si lascia questa zona per accedere a un dosso panoramico (1480 m) affacciato sulla Val Grosina e sfiorato dalla sterrata per Menarolo. Si prosegue a destra, di fianco a un masso, e di li' a poco si incrocia nuovamente la sterrata, seguendola verso il gruppo di baite soprastanti (1535 m). Poco prima dei rustici si piega nuovamente a destra, ritrovando la mulattiera militare, che sale con tranquilli tornanti tra gli scheletri di grossi pini. Spostandosi gradualmente verso destra, il tracciato sbuca su un grande pascolo. La mulattiera contorna l'alpeggio sulla destra ma conveniente abbandonarla e procedere sui prati per il loro intero sviluppo, per ritrovarla presso il nucleo di baite piu' elevato (1825 m). Lasciata una sterrata sulla destra, si segue la mulattiera a monte dell'alpeggio inoltrandosi subito nel bosco. Se da principio la marcia ostacolata dalla vegetazione, dopo poche centinaia di metri va meglio. Molti tornanti in modesta pendenza portano a una zona dove la vegetazione d'alto fusto comincia ad abbassarsi e a diradarsi. Giunti a un modesto ripiano si abbandona a destra la mulattiera, che prosegue ampia e pressoche' pianeggiante verso il Dos Pesciol, e si continua verso l'alto sfruttando un sentiero che si mantiene grossomodo lungo lo spartiacque, ora ben delineato. Raggiunta una lieve conca con un'antenna, da dove si godono ottimi scorci sulla Val Grosina, si cominciano a notare le prime opere belliche: trincee, postazioni e gallerie scavate nella roccia. La cresta principale si eleva ora decisamente piu' rocciosa e il sentiero la evita sulla destra. Ci si porta cosi' alla base di un lungo pendio erboso, visibilmente inciso dal sentiero, risalito il quale ci si affaccia all'ampio versante sud occidentale del Monte Storile, caratterizzato da reconditi boschi di conifere e grandi pascoli verso l'alto. Lungamente verso destra, con alcuni saliscendi alternati a brevi salite, si sfila ai piedi delle rocce scure della cresta portandosi alla base di un vallone erboso. L'esile traccia, piuttosto deteriorata, risale a zig-zag questo pendio (sulla sinistra si riconoscono almeno due bolli di vernice riportanti il numero ''1'') per terminare presso i trinceramenti della vetta del Monte Storile (2471 m), che durante la Guerra '15-'18 avrebbe dovuto costituire la ''Terza linea'' difensiva del settore dell'Alta Valtellina se l'esercito austro-ungarico avesse sfondato allo Stelvio.
Monte Storile (2471 m) da Ravoledo
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