Malga Dosso (1856 m) - Laghi di Torena (2073 m)

Oltrepassata la chiesa del paese si entra in Val Caronella lungo la sterrata che, con alcuni tornanti, risale i prati delle Baite Involt (involt in valtellinese sta per ''cantina'') approssimandosi al Torrente Caronella. Un cartello escursionistico indica la direzione per Pra' di Gianni e per i Laghi Torena. Attraversato il torrente su un ponte di tronchi si prosegue per la sponda opposta fino a toccare le baite di Pra' di Gianni (1339 m), all'inizio di una bella piana circondata dai boschi. Imboccando il sentiero che volge a sinistra (segnavia bianco-rossi), si sale fra i larici abbandonando il fondovalle. I larici lasciano ben presto il posto agli abeti rossi, che formano un bosco fitto e umido, certamente abitato da gnomi e folletti. In alto, attraversate due ampie radure, si esce nel sole della Malga Dosso (1856 m), alla fine del Mondo. Sui prati di questo alpeggio situato in posizione dominante, si puo' studiare, meditare, amoreggiare, osservare il paesaggio o semplicemente rilassarsi. Particolarmente bello il panorama sulla media e bassa Valtellina e sulle Alpi Retiche, dal Monte Disgrazia alle cime della Val Fontana. La Malga Dosso e' una meta semplice e breve; volendo proseguire si puo' puntare ai Laghi di Torena. Oltrepassato il dosso verso E si entra in Val Belviso (segnavia della G.V.O.) e, dopo un breve bosco, si affronta un lungo saliscendi fra gli ontani verdi (maro's o malo's) per superare una zona impervia. Questi arbusti, che crescono nelle zone umide a una quota compresa fra i 1500 e i 2300 metri, hanno la caratteristica di essere molto flessibili e questo permette loro di sopravvivere anche in luoghi ripidi a lungo innevati e battuti dalle valanghe. Da questo punto si vedono bene la Malga Magnolta di fronte, d'inverno stazione sciistica, e la parte bassa della Val Belviso, molto incassata. La mulattiera e' ampia e ben conservata in quanto in passato costituiva probabilmente il migliore e piu' frequentato percorso fra Val Caronnella e Val Belviso. Durante la Grande Guerra essa venne ulteriormente migliorata per raggiungere rapidamente la testata della Val Belviso, dove era stata prevista una eventuale seconda linea difensiva fortificata. Con un paio di tornanti si raggiunge una rudimentale croce di legno per poi scendere alcuni metri e proseguire in piano fino a toccare la modesta conca dove, fra grossi larici, sorge la Malga Lavazza (1889 m). Dalle baite, seguendo attentamente i segnali, si lascia a sinistra una traccia pianeggiante per salire lungo un dosso erboso dal quale si ammira il Monte Torena. In questa zona, riserva privata di caccia, e' frequente l'incontro con numerosi animali, in particolare con grossi branchi di camosci. Proseguendo verso S per pascoli e rocce levigate, si incontra una zona pianeggiante. Di fronte e' evidente l'azione modellatrice dei ghiacciai del quaternario sui numerosi roccioni. Seguendo i segnali o portandosi qualche metro piu' in alto, fino al tracciato militare ben individuabile per i numerosi muretti a secco che lo sostengono (piu' divertente), si costeggia il Laghetto e poco oltre si raggiunge il piu' ampio Lago Nero di Torena (2036 m), con il suo caratteristico isolotto coperto di vegetazione. Sulle rocce della sua sponda ovest, quella verso montagna, sono state ritrovate anche alcune incisioni rupestri. Superato l'immissario del lago si giunge alla Malga Torena (2044 m) e si puo' proseguire imboccando una valletta ingombra di grossi massi scistosi che in breve conduce al grande anfiteatro in parte occupato dalle acque del Lago Verde (2073 m), alle spalle del quale si innalzano i pendii che terminano, quasi mille metri piu' in alto, sulla vetta del Monte Torena. Volendo abbreviare e differenziare il percorso di discesa, si potrebbe facilmente calare a Ponte Frera (1373 m; vedi itinerario seguente). Ovviamente in questo caso bisognerebbe avere li' una seconda auto per riportarsi a Carona.

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