Il sentiero del larice millenario

Una volta raggiunti i rifugi dell'Alpe Ventina c'e' la possibilita' di effettuare una ulteriore escursione al sentiero del Larice Millenario. Partendo dal Rifugio Gerli-Porro vale la pena sobbarcarsi ulteriori 200 metri di dislivello per ammirare il Larice piu' antico d'Italia, piu' di 1000 anni. L'escursione si svolge lungo un percorso estremamente panoramico su tutto il bacino del ghiacciaio. Poco oltre il rifugio Gerli, in corrispondenza della cappella dedicata ai caduti in montagna, una traccia ben segnalata si stacca sulla sinistra del sentiero e si inerpica con ripidi e frequenti tornanti nell'intrico di pini mughi che bordano il lato meridionale della tormentata e scoscesa ganda alla base delle strutture rocciose del Torrione Porro. Quando, fuori dalla vegetazione, l'inclinazione si fa piu' dolce, ci attende la traversata di una caotica fascia di rossastri blocchi di serpentinite sui quali muoversi con prudenti passi da equilibristi. L'ambiente e' aspro e suggestivo allo stesso tempo e la vista panoramica e' di quelle da portare a casa come ricordo. Tralasciata la pista che, a sinistra, conduce alle vie di arrampicata per le quali il torrione e' famoso e alla nuova ferrata, proseguiamo verso sud entrando in una valletta appartata che prelude a un rado bosco di larici, cembri e mughi distribuiti su un terreno piu' agevole. L'incontro con alcuni tronchi al suolo, morti da anni, scorticati e ingrigiti dal tempo, che mostrano nei nodi e nella rugosita' tutta la loro vecchiezza ci dice che stiamo entrando in una zona speciale. Ed e' infatti qui, a quota 2160 m s.l.m., che incontriamo poco sotto il sentiero, sulla destra salendo, il grande vecchio. Non e' imponente come ci si aspetterebbe, probabilmente a causa di un terreno poco generoso, ed e' anche un po' spelacchiato, perche', come si dice, deve averne passate tante, ma e' ancora in buona salute. Ecco, vederlo ergersi fra i suoi consimili piu' giovani, alcuni dei quali anch'essi carichi di anni e di storia, una certa emozione la suscita. Il luogo, poi, selvaggio e solitario, associato alla compagnia di questi monumenti vegetali non puo' che invitare a riflettere sulla natura delle cose, sulla vita e sul tempo che corre: una bella esperienza.

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