Mito. Bastano queste quattro lettere per descrivere Stelvio, Gavia e Mortirolo. Ripercorri le gesta sportive di campioni come Coppi e Pantani e, anche tu, potrai entrare nell’olimpo del ciclismo eroico.
Stelvio. Basta la parola per evocare una delle più belle strade di montagna al mondo. Con i suoi 88 tornanti, le gallerie e i panorami mozzafiato, è un tesoro da scoprire. Sicuramente lo conoscerai grazie al ciclismo: lo Stelvio è la Cima Coppi per antonomasia.
Lo Stelvio e il Giro d’Italia
Sai da dove è nato l'appellativo Cima Coppi? Nel 1953 il grande campione fu per la prima volta protagonista del Giro d’Italia: sembrava impossibile salire fino a 2.758 m con muri di neve ai lati. Ma l’impresa era dietro l’angolo: Fausto Coppi conquistò proprio qui la maglia rosa vincendo il suo quinto (e ultimo) Giro. Fu una tappa indimenticabile, da ciclismo eroico.
Un po’ come quella del 1988, che vide come protagonista il Passo Gavia con i suoi 2.652 m. Già nel 1960, il Gavia aveva vissuto momenti epici con Massignan che, in discesa, forò tre volte. Ma è nel 1988, sotto una fitta nevicata, che si scrisse la storia. A giocarsi il Giro c’erano l’olandese Van der Velde e lo statunitense Hampsten (poi vincitore). In cima al passo c’erano - 4°, nevicava, la visibilità era nulla e la strada, in alcuni tratti, era ancora sterrata. Molti atleti si ritirarono; altri, al traguardo, presentarono principi di assideramento.
Succedeva il 5 giugno. 6 anni dopo, nel 1994, quello stesso giorno il mondo scoprì il Pirata Marco Pantani che, sul Mortirolo, entrò nel mito degli scalatori e del ciclismo italiano. Quel giorno, Pantani scattò nel tratto più duro della salita e passò la vetta in solitaria. La maglia rosa Berzin, così come mostri sacri come Indurain e Chiappucci, provarono a stargli a ruota ma dovettero inchinarsi al re delle salite.